l'Epistolario
Le lettere autografe di S. Alfonso M. de Liguori presenti in Archivio
I documenti originali

Segnatura 01Ca4
Villa degli Schiavi, 3/7/1734
Lettera da Villa degli Schiavi.
S. Alfonso a don Francesco Mezzacapo
Lettera da Villa degli Schiavi (a un seminarista) a Mezzacapo Francesco in Caserta? Sul numero dei Congregati e sull’Apostolato. È di residenza a Villa degli Schiavi, e vi resterà fin quando il comune Direttore, mons. Falcoja non disporrà altro. (Originale autografo, più foto dell’originale, più copia fotostatica dell’originale).
Viva Giesù, Giuseppe, Maria e Teresa
Villa degli Schiavi, 3 luglio 1734
Figlio mio,
Mi è dispiaciuto che stai poco bene, e che perciò non ò potuto avere la consolazione di vederti subito. Io mi trattengo in questa casa già fondata e stabilita per tutto questo inverno, e difficilmente anderò altrove, se l’obbedienza del nostro commun direttore monsignor Falcoia non mi comanda il contrario (1). Onde per ottobre certamente sto qui. Ma io ti aspetto prima, e se stai al seminario per l’aria, sappi [che] l’aria qui è perfetta, e potrebbe giovarti più di quella di Caserta, poiché qui vi è meno romore che nel seminario, dove sempre ci è inquiete e romore. Onde, se vuoi venire, sarebbe il tempo più proprio verso li 15 di settembre, mentre all’ora qui non fa né caldo né freddo. Ti aspetto, dunque, e vieni a starti allegramente più di una settimana, perché servirà per meglio stabilirti, et a noi non ci porterai incommodo, perché ti contenterai della nostra povertà, anzi ci sarai di consolazione.
Mi dimandi poi quante persone siamo in questa casa. In questa casa per ora siamo solamente quattro, co ‘l fratello laico che ci serve (2). E specialmente vi è il signor d. Saverio Rossi, che ti conosce, sacerdote, e che si porta come un angelo, facendo ogni giorno progressi grandi nella perfezzione, come fannno ancora gli altri, che mi confondono, poiché io miserabile mi vergogno di comparire in mezzo di loro.
Ò detto [che] quattro in questa casa siamo per ora, ma tra poco saremo più, poicché specialmente vi sono due, li quali facilmente tra breve saranno con noi. Anzi, vi è un bravo giovine di Caiazzo, suddiacono, ch’è un’anima tutta di Dio, stimato ivi dal vescovo e da tutti, e questo è già certamente nostro, poiché già da molto tempo à risoluto di unirsi con noi, già ne ha avuta l’obbedienza dal suo padre spirituale, e già da noi e da monsignor Falcoia si è accettato (3). L’altro poi è un sacerdote che già à detto di voler venire, e già si trattiene con noi a far la regola in nostra casa. Ma noi lo stiamo provando bene, se è vera e ferma la sua vocazione, e perciò ò detto che non è ancora nostro (4). Mi richiedi poi quali siano le nostre pretenzioni in questo luogo.
Ti rispondo, figlio mio, che le pretenzioni nostre sono grandi, perché pretendiamo qui di farci veramente santi coll’aiuto di Giesù e di Maria, di cui già coll’esperienza vediamo di godere una loro speciale assistenza.
Qui ce ne stiamo nella nostra divota e solitaria casetta ritirati in santa solitudine, ogniuno meditando che più può fare per dare gusto a Giesuchristo. Per lo più, ce ne stiamo ritirati in casa, o facendo orazione, o_ studiando, o trattenendoci fra di noi con discorsi utili e divoti, e lontani affatto dal mondo, da parenti, dalle case nostre e da tutti i romori del mondo, procuriamo di trovar la nostra pace solamente in Giesuchristo, ch’è la vera pace di tutti. Appena usciamo dalla nostra casa qualche volta per prenderei qualche breve ed utile sollievo, o pure per giovare all’anime di questi contorni, che con tanta divozione e frequenza assistono nella nostra chiesa, e Giesuchristo vediamo che benedice a meraviglia le nostre povere fatiche, mentre questi luoghi, si può dire a gloria di Dio, qui facit mirabilia solus (5), sono diventati un paradiso, poicché tante anime si sondate all’orazion mentale e fanno prodiggi, e forse quello che più mi consola è una congregazione di uomini, che si è stabilita sotto [il titolo di] Maria santissima del Rosario, nella quale come vengono quelle povere genti con amore, con che frequenza, e con che profitto è una consolazione grande per noi (6).
le pretenzioni nostre sono grandi, perché pretendiamo qui di farci veramente santi coll'aiuto di Giesù e di Maria
Qui poi ci ànno data la casa, dove già vi sono da undeci stanze, seu cellette, colla cappelletta ancora che abbiamo in casa, dove si dice messa e si fanno l’altre divozioni della communità (7); ci ànno data ancora la chiesa (8), dove vi sono l’utensili necessarii; ci ànno dato ancora alcune rendite, oltre le molte messe che vi sono (9). Elemosine poi ce ne fanno molte, per l’affetto che ci portano. n vescovo, poi, monsignor Vigilante, questo soggetto così santo e così dotto, stimato da per tutto in Napoli e in Roma, l’amore che ci porta è incredibile. Mentre si può dire che non potrebbe far per noi più di quello che fa, poicché oltre le limosine che ci fa, ci à posta quasi tutta la diocesi in mano (10). Questo poi oltre le missioni, ch’è ‘l nostro principale istituto, conforme già sinora se ne sono fatte molte, e sono riuscite di rnirabil frutto, poiché noi le facciamo differenti dalle altre Congregazioni (11).
Sappi poi che in Scala vi è un’altra nostra casa, con tre altri soggetti e un altro fratello laico. n nostro Istituto è del SS. Salvatore, e il direttore, che regge quest’Opera e ci à dato le regole, è monsignor Falcoia, vescovo di Castello a Mare, uomo che ‘l mondo sa quanto sia grande, per capacità e per spirito. Altre cose mi riserbo poi a dirtele a voce, se piace a Giesuchristo.
Raccomandami a Maria Vergine. Avvisami che cosa avea da dirmi il vescovo tuo di Caserta, che se bisogna ci vado.
Viva Giesù e Maria.
Aff.mo p(adre)
Alfonso di Liguoro
(1) In realtà, s. Alfonso rimase a Villa degli Schiavi fino al mese seguente. RISPOLI, Vita del B. Alfonso, 67; T ANNOIA, II, 100; VILLECOURT, I, 147. Prima della fine dell’anno predicò missioni a Gragnano, Praiano, Vettica, Positano e Cetara. Cfr T ANNOIA, II, 103.
(2) Era fr. Gennaro Rendina, giunto in giugno a Villa degli Schiavi. DE MEULEMEESTER, Origines, I, 97.
(3) S. Alfonso alludeva a Giulio Cesare Marocco, penitente del p. Ludovico Maria Fiorillo, che entrò nell’ Istituto tra la fine del 1734 e l’inizio dell’anno successivo. Cfr GREGORIO, Giulio Cesare Marocco, 152-153.
(4) Probabile allusione a d. Giovanni Maria De Masellis.
(5) Ps 71,18: «Benedictus Dominus Deus lsrael, qui facit mirabilia solus».
(6) A proposito dello stato in cui si trovava questa associazione laicale verso il 1737, TANNOIA (Il, 114) scrive: «La Congregazione de’ bracciali ed artisti era giunta in questa casa a dugenta e più fratelli, che convenivano da vari casali, e rifiorir vedevasi da giorno in giorno. Era così grande il fervore di questi buoni fratelli, che facevano anch’essi da missionari nelle piazze, e per le campagne, tirando anime a Dio, e distogliendole dal peccato».
(7) Cfr DEMEULEMEESTER, Origines, I, 96.
(8) Si trattava della chiesetta dell’Annunziata, di patronato dell ‘ università, e della confraternita che vi aveva sede. TELLERIA, San Alfonso, I, 228-229.
(9) Inizialmente, le condizioni poste dai patroni erano tutt’altro che favorevoli ai missionari, tanto che mons. Falcoia ne chiese ed ottenne la modifica. L’atto di accettazione da parte dell’Istituto, sottoscritto il 4 agosto 1733, prevedeva che quest’ultimo percepisse 80 ducati annui, oltre agli stipendi delle messe fondate. DE MEULEMEESTER, Origines, I. 96.
(10) S. Alfonso aveva partecipato alla missione predicata dalla Congregazione delle Apostoliche Missioni a Caiazzo nel maggio del 1732. In quell’occasione aveva manifestato a mons. Vigilante l’intenzione di fondare un nuovo Istituto. TELLERIA, Prima S. Alfonsi palaestra, 435. II vescovo approvò il progetto, tanto che nell’agosto dello stesso anno offrì a s. Alfonso una casa nella sua diocesi. DE MEULEMEESTER, Origines, I, 75, 95. Cfr Lett. 30.
(11) Cfr REY-MERMET, Il santo, 419-430.
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