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Album Basilica

Album della Basilica - 1936

stampato dalla prem. stab. arti grafiche cesare pezzini & c. – milano, 1936

Album fotografico della Basilica e Collegio

1936

Panorama di Pagani

Collegio e Basilica evidenziati nel cerchio

le immagini stampate su cartoncino sono state colorizzate

Il Santuario Alfonsiano in Pagani

La graziosa città, sita alle falde verdi del Chiunzi, nascosa come dietro cortine di aranci, fra aiuole ove occhieggiano tutti i fiori di primavera: ecco Pagani.
A poca distanza dalla Nuova Pompei e dalla celebre Abbazia Cavense offre al pellegrino per ferrovia o con la tramvia una bella tappa per visitare Colui che ha una importanza mondiale, come scrisse B. Croce.

 

Due secoli fa Pagani non era che una borgata silenziosa, godentesi, come le cento altre disseminate nella florida pianura del Sarno, l’imponente panorama del Vesuvio. Dacché vi arrivò S. Alfonso Maria de Liguori, il suo nome risuona su ogni labbro cattolico non meno caro di Padova e di Assisi. 

 

Nel 1741 laggiù intorno alla Chiesetta, quasi abbandonata, di S. Domenico, sorgevano solo pioppi ed ortiche. Ma piovutavi la benedizione del grande Missionario, emerse dal suolo sterile e deserto un vero Santuario, divenuto oggi meta di universali aspirazioni. La pia fondazione, stipulata giuridicamente il 13 ottobre 1742, crebbe fra dolori e prodigi, fra lotte ingenti e simpatie decorose. L’architetto napoletano Cimafonte, sotto la intelligente direzione di Alfonso, preparò la pianta. La prima pietra fu benedetta dal Vicario Generale di Nocera Mons. Ferri nel 22 luglio 1743, in mezzo ad un’onda di letizia popolare indescrivibile….

 

In questo Collegio, dalle linee tanto armonicamente austere, S. Alfonso trascorse molti anni della sua benefica vita, predicando e scrivendo quei mirabili libri ascetici, che recano la consolazione e la pace alle anime sparse in ogni angolo della terra.

 

Le pareti claustrali ancora emanano il profumo delle sue eroiche virtù… Pei corridoi lunghi e candidi par di vedere la sua venerata ieratica figura che ancora dispensa celestiali sorrisi e ridice le sue Massime eterne.

Quando S. Alfonso volò al Cielo nonagenario, il l° agosto 1787, la Chiesa, che aveva ideata ampia nel puro stile settecentesco, non era ancora terminata. Occorse mezzo secolo di fatiche per ultimarla: nel 23 settembre 1803, Mons. Domenico Ventapane la consacrava al pubblico culto.

 

Sino al 1820 il Sacro Corpo del Santo riposò nell’attuale Congrega sottostante al Collegio, donde venne trasportato in trionfo alla Cappella costruita con instancabile zelo ed amore da Mons. Cimino, Vescovo di Oria. Qui venne a pregare l’immortale Pio IX nel 1850, il quale nel 1871 dichiarava Alfonso Dottore della Chiesa collocandolo a lato dell’ altro incomparabile Santo della Campania, Tommaso d’Aquino. Pio X completava i fasti della Chiesa, decorandola del glorioso titolo di Basilica Pontificia.

Ai nostri giorni la Basilica Alfonsiana non è soltanto un cenacolo di preghiere, ove i devoti affluiscono dalle più remote regioni: essa è divenuta un monumento di arte, risplendente dei più preziosi marmi forniti dalle Alpi Apuane del Carrarese. Il Comm. Arch. Gino Chierici, solerte e sagace Sopraintendente all’Arte Medioevale e Moderna della Campania, ha diretto il lavoro architettonico. L’esimio Prof. Paolo Vetri ha affrescato la cupola ponendo nelle figurazioni la luce smagliante del cielo Partenopeo e l’ebbrezza della mistica contemplazione. La Ditta Pugina, di Padova, l’ha fornita di un maestoso e moderno organo plurifonico tripartito, e la Ditta Giovannozzi di Firenze delle vetrate ad imitazione del settecento.

 

II pio visitatore che si porta a Pompei, non dimenticherà certamente che a Pagani trovasi il più grande amante della Madonna : egli verrà ad attingervi ispirazioni santificanti.


Il turista, che spingesi a Cava e a Paestum, si arresterà ugualmente a Pagani per ammirarvi uno dei pi ù sontnosi e perfetti Templi religiosi del Mezzogiorno.

Reliquie Alfonsiane

Quando visitiamo un Santuario, lodiamo, è vero, l’ arte, ma cerchiamo senza dubbio con maggiore ansia le memorie che gli hanno dato origine. Né raggiungiamo Pagani con intenzioni differenti. Fortunatamente i ricordi che ci fanno rivivere la grandiosa figura di S. Alfonso, sono molteplici e significativi.

Nella Chiesa la Reliquia principale è il Corpo del Santo, ricoperto degli abiti episcopali, innanzi a cui ardono perennemente delle lampade a simboleggiare l’affetto dei suoi figli sparsi per tutte le parti del mondo. Nella croci era a sinistra si ammira l’altare marmoreo, ove soleva Egli celebrare con pietà serafica il Sacrificio Eucaristico.

Nella seconda cappella a sinistra si venera la bellissima Statua della Madonna, che il Santo soleva portare nelle Missioni: dall’altro lato si vede il Pulpito di legno semplicissimo, da cui Alfonso annunziava al popolo le solenni lezioni del Vangelo con un’eloquenza popolare così calda e sincera che ha riscosso gli applausi dei critici più insigni.

Il Collegio poi è tutto una venerabile reliquia di S. Alfonso, che desta nel devoto pellegrino le più profonde emozioni.

Nel corridoio inferiore è la Cappella dell’estasi con la volta dipinta nel 1752 da un discepolo del fondatore. Nella celletta contigua abitò Alfonso i 17 anni che precedettero la sua elevazione all’episcopato di S. Agata dei Goti (1745-1762). Ma altre tre celle del corridoio superiore attirano in modo più singolare l’attenzione: ad esse possono accedere anche le donne, non essendovi clausura.

Nella Cella del Transito, che è la prima, Alfonso trascorse gli ultimi suoi anni dopo la rinunzia del Vescovado (1775-1787). -È restata come la lasciò il Santo, nonostante le varie vicende dei tempi. Da un canto è il povero lettuccio, su cui esalò l’ultimo respiro, col piccolo trapunte e le lenzuola: dall’altra parte è il tavolino e la lucerna ad olio, le sedie fra le quali quella a ruote su cui veniva trasportato pei corridoi negli ultimi anni della sua vita, e molte altre preziose reliquie. Bella sulla parete centrale la tela del Crocifisso dipinto dal medesimo Santo: bello parimenti il Bambino Gesù in culla, che gli regalò la madre Donna Anna Cavalieri e per cui il Santo compose pastorali geniali e notissime.

 

Nella seconda cella è l’Oratorio del Santo: sull’altare si ammira il bel Crocifisso donatogli dal P. F . Longobardi.

Oltre i diversi ritratti, e il bastone su cui si appoggiava già cadente, vedesi il famoso clavicembalo, dal quale ritrasse sì deliziose armonie per le sue Canzoncine spirituali… Ogni cosa si trova intatta, come fu lasciata dal Santo alla beata morte, accaduta nel 1787, a mezzodì.

 

Segue la Stanzetta delle Reliquie, aggiunta alle precedenti nell’ anno 1932.

Nelle vetrine, disposte lungo le pareti, possono ammirarsi gli abiti liturgici, di cui servissi Alfonso, con altri suoi indumenti… Lo scheletro che è sul muro è un saggio del pennello del Santo ed anche la sintesi dell’aureo libro che Egli compose sull’ Apparecchio alla morte.

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Nel contemplare queste memorie venerande lo spirito vede passarsi avanti Alfonso Santo, Vescovo, Dottore e rivive una delle pagine più gloriose della storia Ecclesiastica… Esso si allontana commosso riportando un po’ dell’aroma salutare che si sprigiona vividamente da questi Personaggi, che la Provvidenza Divina fa apparire sul firmamento della umanità nei momenti più paurosi.

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La Basilica Alfonsiana attende una gloria suprema, che sarà il coronamento del passato e il faro luminoso dell’avvenire. Noi speriamo che in un giorno non lontano Tre Discepoli del Santo Dottore, il Ven. Sportelli e i Servi di Dio P. Leone e P. Losito, i cui corpi riposano nella pace di questo Santuario, condividano col Padre e Mestro e quasi sotto i suoi occhi, gli onori degli altari.

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